A pochi chilometri dal Lago Maggiore, seguendo la strada statale del Sempione in direzione Gallarate, arriviamo a Somma Lombardo, piccola cittadina della provincia di Varese. Qui possiamo ammirare in tutto il suo splendore il Castello Visconti. Sembra risalire al IX secolo l'origine del vecchio castello ma lo sviluppo dell'antica dimora viscontea in più vaste proporzioni abitabili e di residenza, lo si ebbe però a partire dall'anno 1448, quando i fratelli Francesco e Guido Visconti, per sfuggire ai contrasti con la repubblica Ambrosiana, si rifugiarono nella loro vecchia proprietà di Somma, ricevendo giuramento di fedeltà, in forma solenne, da tutti gli uomini di Somma e loro dipendenti, sulla piazza antistante il castello. Nel giro di pochi anni la nobile dimora venne in gran parte ricostruita, ampliata e contornata da fossati.
Ma tra i due fratelli sorsero presto i primi dissapori ed i loro beni vennero divisi nell'anno 1473. Al maggiore, Francesco, toccò la parte rinnovata del castello, con annessa l'area cimiteriale circondata da fitta vegetazione culminante con la celebre pianta del Cipresso; a Guido toccò invece la parte vecchia del maniero, rivolta a sud-ovest, comprendente l'ampio giardino la cui area si estendeva fino ad un boschetto di querce riservato per la caccia. Oggi il castello, riunito negli anni '50 dal marchese don Alberto Visconti di San Vito sotto un'unica proprietà, si presenta come un grande quadrilatero al cui interno sono racchiusi tre castelli sviluppati intorno a tre ampi cortili ingentiliti da porticati e ciascuno con ingresso indipendente.
Dalla fossa che un tempo circondava il castello e che si attraversava su ponti levatoi, non rimangono che due tronconi posti a sud ed a nord. Nel lato più antico del castello si accede dalla piazza settentrionale attraverso una torre che ne difendeva l'ingresso. Nelle torri anguste scale a chiocciola portano in vetta. Dall'alto si ammira un paesaggio incantevole che spazia dalla parte bassa della città alla boschiva valle del Ticino; dalla pianura Novarese all'incomparabile cerchia delle Alpi dominate dal massiccio del monte Rosa. All'interno uno scalone a due rampe porta al piano nobile. Le pareti di questa salita sono ricoperte di affreschi; altri affreschi ricoprono i muri liberi dell'imponente salone delle feste e le numerose sale che da esso si diramano. Nel salone, vasto ed elegante, è conservato l'arredamento che risale all'inizio del XVII secolo.
Dal lato sinistro si entra nella "Sala dei piatti da barba". È una pregevole raccolta, tra le più ricche del mondo, di centinaia di pezzi rari provenienti da tutte le parti del mondo. Dobbiamo percorrere solo pochi kilometri per raggiungere, ad Arsago Seprio, un imponente monumento le cui origini risalgono altrettanto al IX secolo ma dove si respira aria di solennità e sacralità: la Basilica romanica di S. Vittore è infatti il monumento più celebre di Arsago Seprio nonché il ricordo più solenne dell'antica protopieve. Riedificata sulla primitiva costruzione probabilmente del quinto secolo, ha un impianto rettangolare ed è divisa in tre navate che terminano con absidi ad oriente. Il paramento murario esterno è costituito da pietre non squadrate; l'uniformità delle pareti è interrotta dalle finestre ad arco tondo e da una fascia di archetti ciechi quale ornamento. All'interno il soffitto è in legno a capriate, le arcate che dividono le navate sono alternativamente sostenute da massicci pilastri a pianta quadrata e da esili colonne, quasi tutte romane di recupero.
L'abside centrale accoglie l'altare marmoreo settecentesco costruito su disegno del pittore Biagio Bellotti. A capo della Basilica si innalza la torre campanaria costruita nel XII secolo con materiali provenienti da antichi edifici tra i quali spiccano pietre nobili di età romana. Le pareti sono divise in ripiani da cornici decorate con archetti pensili. La cella campanaria è caratterizzata da quattro bifore con capitelli ornati; essa mantenne la sua fisionomia fino al 1872 quando le campane vennero collocate allo scoperto su un terrazzo soprastante. Rimarrete sicuramente affascinati dall'imponenza e dalla maestosità di questo monumento e conserverete sicuramente il ricordo di un'affascinate escursione tra sacro e profano!
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