Dal Lago Maggiore al Lago d’Orta passando per le incubatrici del Cnr di Pallanza. È il viaggio che intraprendono le uova di coregone lavarello, pesce d’acqua dolce appartenente alla famiglia dei Salmonidi.
Milioni di esemplari di questo pesce vengono custoditi, osservati nella loro evoluzione e accuditi nei laboratori dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr a Verbania. Il progetto «IttiOrta», in collaborazione con la Federazione italiana pesca sportiva, si prefigge, infatti, di seguire una serie di fasi e lavori – che esigono un certo impegno – per ripopolare il bacino cusiano con le specie che vivono al centro dei laghi.
Un’operazione che arriva dopo il successo dell’intervento di liming che ha risanato il Lago d’Orta, conferendogli nuovamente il grado naturale di acidità e permettendo il ritorno alla vita acquatica.
Prima la guarigione del Lago, poi il ripopolamento ittico.
La fase che si sta affrontando in questo momento è quella delicata di immissione di alcune specie, tra cui il coregone lavarello sopracitato.
Una volta schiuse le uova in laboratorio, le larve vengono fatte crescere, alimentate con microparticelle e con acqua del Lago Maggiore in continuo ricambio, e poi immesse nel Lago d’Orta.
Dalle incubatrici, chiamate campane di Zug, i pesci cresciuti risalgono in vasche più grandi e da qui poi passano nel Lago d’Orta.
L’obiettivo ultimo e più importante è quello di rendere il passaggio Lago Maggiore-Lago d’Ora naturale e non più di laboratorio. La volontà dei ricercatori è quella, quindi, di ricreare una connessione ecologica acquatica tra i due laghi, oggi divisi da briglie invalicabili nel torrente Strona e nel canale Nigoglia.
Con l’Unione dei comuni del Mottarone e attraverso un importante finanziamento della Fondazione Cariplo, è in programma la costruzione di passaggi che permetteranno ai pesci del Lago Maggiore di risalire fino al Lago d’Orta. Un inno alla natura e alla naturalezza delle cose.
in Curiosità
Mag19
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