Non molto lontano dalle cristalline sponde del Lago Maggiore, tra i monti di Pino e quelli di Bassano, si trovano i famosi “cento campi del diavolo”, così rinominati per le vicende che si verificarono qualche secolo fa.
Tra le montagne solitarie sorgeva allora una piccola baita, era isolata dai villaggi e vi vivevano due donne, madre e figlia. La vecchia seppur denutrita, malconcia e ricoperta di stracci poteva contare su una grande ricchezza: la bellezza della figlia. Quando ella divenne grande, la madre non si lasciò sfuggire l’occasione di dare una svolta alla loro miserabile vita.
La baita era vicina ai cento campi, proprietà di un ricco signore di Pino. Il signore aveva già superato i quarant’anni ma il suo aspetto era giovanile e forte. Si recava frequentemente ai cento campi con i suoi uomini per ararli e falciarli e spesso si fermava ad osservare la piccola casupola.
La vecchia, in occasione dei raccolti, passava delle ore a lavare e pulire la figlia ben bene, le faceva indossare il vestito migliore, le acconciava i capelli intrecciandoli con fiori. Poi la faceva sedere sulla soglia di casa. La figlia, che aveva capito il gioco della madre ed era anch’essa consapevole della propria fortuna, metteva un filo d’erba in bocca e, in silenzio, osservava l’uomo.
L’uomo ricambiava quegli sguardi e non molto tempo dopo si avvicinò alla dimora delle due donne.
La madre mandò fuori la ragazza e iniziò le negoziazioni. La vecchia aveva avuto ragione infatti, l’uomo era rimasto ammaliato dalla bellezza della giovane e voleva prenderla in sposa. I due discussero per delle ore circa i preparativi delle nozze, la dote e quant’altro.
Al crepuscolo l’uomo uscì di casa, sorrise alla fanciulla e le disse che entro la prossima estate sarebbero divenuti marito e moglie.
Quando l’uomo si allontanò la fanciulla corse in casa ad abbracciare la madre. Entrambe erano felicissime di essere riuscite nell’ardua impresa di sistemare una ragazza così povera con un uomo di tale ricchezza e potere.
I mesi trascorsero felici e frenetici. Le donne preparavano il corredo e organizzavano la cerimonia, l’uomo invece sistemava i suoi affari.
I due promessi si incontravano di tanto in tanto, trascorrevano qualche ora insieme e si scambiavano piccoli doni.
Arrivò la primavera, l’erba fu di nuovo alta e venne il tempo di falciare il raccolto.
Una mattina si avvicinò ai cento campi un uomo mai visto. Quando la fanciulla lo vide rimase ammaliata. Era un giovane alto, prestante, dai capelli neri e lo sguardo penetrante. Il suo fascino era irresistibile e travolse la giovane.
Il ragazzo si avvicinò alla baita guardando la fanciulla negli occhi ma quando arrivò alla porta la superò e si diresse dalla madre. La donna mai avrebbe creduto di ricevere una seconda proposta di matrimonio per la figlia. La sorpresa era grande, anche la vecchia era incredibilmente affascinata e arrivò a considerare di rompere la promessa fatta con il signorotto di Pino.
La donna, prima di cedere, chiese cosa avrebbe ricevuto in cambio della mano della figlia, quali garanzie egli potesse dare loro.
L’uomo si profuse in promesse, parlò di grandi progetti, di sogni, e ogni parola che usciva dalla sua bocca suonava già come la certezza di un futuro migliore. A riprova di quanto diceva, l’uomo promise di falciare da solo i cento campi in ventiquattro ore. Un tale sforzo, però, doveva essere ricompensato dalla mano della bella ragazza.
La vecchia, credendo l’impresa impossibile, venne meno alla promessa precedente e acconsentì alla nuova proposta.
L’uomo lasciò la baita. La ragazza, ardente d’amore, lo guardò allontanarsi.
Il giorno seguente all’alba l’uomo tornò. Un sorriso alle donne e subito iniziò a falciare.
Le braccia possenti lavoravano velocemente, la madre curiosa corse fuori ad osservare la scena.
D’un tratto un urlo lacerò il silenzio delle montagne. La madre terrorizzata guardò i piedi dello sconosciuto e vide che al posto dei piedi c’erano degli zoccoli. Alla luce del giorno era impossibile confonderli con altro. Immediatamente realizzò che quell’uomo bellissimo e misterioso era in realtà il diavolo e che se avesse mantenuto la sua promessa le avrebbe portato via la sua unica bellissima figlia.
La donna disperata si precipitò in paese a cercare aiuto ma nessuno glielo concesse. A sentire il nome del maligno gli abitanti la prendevano per matta o, terrorizzati, si allontanavano.
Intanto sui monti la giovane guardava preoccupata quell’essere metà uomo e metà animale che falciava agilmente i campi uno dopo l’altro.
Al tramonto il diavolo aveva quasi finito il suo lavoro, la madre non tornava, la fanciulla era pietrificata dalla paura.
Novantanove campi falciati, uno solo rimasto. Il diavolo alzò lo sguardo verso la fanciulla e con un sorriso sbieco si chinò a terminare il lavoro.
Quando ogni speranza era ormai persa ecco arrivare da lontano il suono di campane.
Al diavolo cadde di mano la falce, il cuore della ragazza perse un colpo ma alla fine capii.
La madre era riuscita a convincere il prete a prestarle aiuto ed entrambi si erano attaccati alle campane pronti a suonarle a più non posso.
Al melodioso suono il diavolo dovette scappare. La melodia del Signore è l’unica cosa a cui il maligno non può resistere.
Questa è la storia dei cento campi del diavolo, tra i monti qualcuno giura di udire ancora il rintocco delle campane.
in Cantastorie
Dic21
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