Nel corso dei secoli molti hanno tentato di descrivere le bellezze del Lago Maggiore. Poeti, romanzieri o semplici innamorati hanno tessuto le lodi di questo luogo incantevole senza tuttavia riuscire a rendergli giustizia.
C’è stato anche chi ha provato a studiarne la bellezza ricorrendo alla scienza, cercando di capire con formule matematiche e schemi complicati qual sia il segreto del suo fascino, quale siano le corde che suonano nell’animo di chi lo guarda e si innamora. Una risposta precisa a queste domande ancora non c’è ma forse, leggendo questa storia, chi si chiede da dove provenga tanta bellezza troverà ciò che cerca.
In tempi di cui non si ha memoria, quando le divinità ancora usavano mescolarsi con i mortali, un fatto curioso accadde in quel luogo dove oggi risplende il Lago Maggiore.
Al tempo il mondo era un luogo magico dove l’equilibrio e l’armonia regnavano grazie agli accordi tra gli uomini e gli dei di vivere vicini e serenamente senza tuttavia mai unirsi.
Accordi tali non furono mai facili da mantenere e la loro violazione portò infine all’esilio in un mondo sconosciuto di tutte le divinità.
La leggenda vuole che in tempi di pace, una bellissima dea, alcuni credono fosse Aprus, altri Flora e altri ancora Feronia, si trovasse a passeggiare nei boschi intenta a curare le fronde degli alberi e spargere fiori sui prati. Durante la sua passeggiata il suo sguardo venne rapito da un giovane che si trovava lì intorno a coltivare i suoi campi. La vista del corpo muscoloso del giovane, di quel viso cesellato e luminoso, dei capelli morbidi e scuri, fece perdere la ragione alla Dea che, venendo meno ai millenari accordi, decise di rapirlo e portalo lontano, nascosto agli occhi di tutti, specialmente di Giove di cui temeva le ire.
La Dea tenne il suo giovane nascosto nelle viscere di una montagna, amava guardarlo senza tuttavia osare mai toccarlo, temendo di poterlo uccidere. Ma il vero pericolo non era nelle sue mani. Quando Giove venne a conoscenza dell’accaduto decise di punire la dea privandola di ciò che più aveva a cuore: il giovane umano.
La Dea pianse la perdita del suo amore, si maledisse per il suo egoismo, ma infine decise di onorare la sua memoria creando qualcosa di speciale, un monumento alla bellezza che resistesse al tempo e che celebrasse la loro storia.
Nel luogo dove i due si erano amati la Dea generò un lago. Lo stesso specchio d’acqua che oggi è chiamato Lago Maggiore. La dea diede vita ad acque cristalline e luminose, circondate da coste bianche e pendii rocciosi. Ogni angolo di quella terra fu ricoperto da morbidi manti erbosi. Fiori colorati e profumati furono adagiati sul terreno, sui cespugli, ai piedi delle montante, sparsi a profusione per ricordare i momenti che i due amanti avevano trascorso insieme. Alberi dalle lunghe e rigogliose fronde emersero a costellare la piana intorno al lago.
La dea curò ogni dettaglio di quel paradiso costruito per il suo amore. Ogni fogliolina, ogni ciuffo d’erba, ogni fiore e ogni goccia dello splendido lago sono il frutto dell’amore e dei poteri della Dea dei Giardini.
Il Lago Maggiore oggi continua a brillare per la sua bellezza grazie all’amore della Dea per il suo mortale, amore che non si è mai spento e che continua a rinnovarsi nel tempo.
E’ l’amore che rende il Lago così affascinante, irresistibile per chi passa nelle sue vicinanze. Un amore profondo e gentile, comune a tutti gli uomini e premiato dalla memoria della dolce Dea.
in Cantastorie
Giu06
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