Visitando oggi la splendida Reno sul Lago Maggiore non si direbbe mai che un tempo fu terreno di sanguinosi e violenti episodi. Eppure leggende narrano di omicidi, massacri e prede. Di uno in particolare si sente ancora oggi parlare, donando alla cittadina un’aura di mistero che la rende affascinante.
Molti secoli orsono la zona del varesotto era soggetta a violenze da parte di un gruppo di banditi capeggiati dal Re della Macchia in persona, un uomo terribile, un assassino senza scrupoli: Polidoro da Cerro. Gli abitanti della zona non riuscivano a riposare tranquilli, terrorizzati all’idea che quell’uomo malvagio potesse presentarsi alla loro porta con assurde pretese.
La banda di Polidoro da Cerro era solita appostarsi nei boschi lungo le rive del lago, pronta a saccheggiare le barche e le navi che vi approdavano. Nessuna imbarcazione mercantile si era mai salvata dalle grinfie del Re della Macchia e dei suoi.
Un giorno una splendida nave spagnola arrivò a lambire le rive del lago, inconsapevole del pericolo in agguato.
Polidoro, vedendo una nave di tale foggia, pensò subito ad un colpo fortunato e, senza pensarci due volte, si lanciò al suo attacco. Gli spagnoli, impreparati, non seppero difendersi e subirono una pesante depredazione.
Polidoro tuttavia non immaginava di aver scatenato le profonde ire del popolo iberico. Gli spagnoli, infatti, in pochi giorni si riorganizzarono e tornarono a reclamare vendetta. Polidoro da Cerro fu scovato e torturato, lasciato morente sulle sponde del lago.
Ai tempi vicino il lago viveva una bellissima fanciulla di nome Cecilia. In età da matrimonio la famiglia le aveva trovato un ottimo partito: un uomo buono di nome Francesco. Era un uomo gentile e bello, Cecilia non poteva essere più entusiasta. La data del matrimonio era stata fissata e la ragazza contava i giorni che mancavano al suo ingresso nella dimora di Colle di Mirasole. Otto giorni dopo la cerimonia nuziale, come da tradizione, sarebbe diventata finalmente la padrona di quella casa.
Il giorno prima delle nozze Cecilia decise di allontanarsi dalla frenesia dei preparativi e fare una passeggiata lungo il lago. Era felice, spensierata, sorridente in risposta alle fantasie che popolavano i suoi pensieri. Camminando arrivò in prossimità di un ponte e d’un tratto venne richiamata alla realtà da un lamento che giungeva dal fossato sottostante. Sporgendosi vide un uomo malconcio e, mossa dal suo buon cuore, si precipitò ad assisterlo. Cecilia esaminò il corpo, vide numerose ferite e velocemente le pulì e le medicò con strisce di stoffa strappate dalle sue stesse vesti. Diede all’uomo dell’acqua fresca a gli portò qualche frutto per fargli riprendere un po’ di forze. L’uomo poco dopo si riprese e, barcollando, si allontanò verso il bosco, girandosi un’ultima volta a guardare la sua salvatrice prima di sparire tra le fronde degli alberi.
Giunta in paese Cecilia scoprii l’amara verità: aveva salvato il più terribile dei banditi! Ad un primo moto di pentimento tuttavia si oppose la convinzione di aver fatto la cosa giusta, di certo non avrebbe potuto lasciare un uomo in quelle condizioni.
Turbata tornò a casa per ultimare i preparativi dell’indomani.
Quella notte Polidoro da Cerro fu colto da sentimenti nuovi, una passione smisurata per quella donna dimostratasi tanto compassionevole, un amore profondo, un desiderio smodato di rivederla, prenderla con sé, portarla via e cambiare vita. Voleva diventare per lei l’antitesi di ciò che era stato fino ad allora.
Arrivò per Cecilia il giorno delle nozze che trascorse sereno insieme ad amici e parenti, addolcito da abbracci e baci, animato da musica e danze. Ma mancavano ancora otto giorni prima di entrare in casa dello sposo e così la prima notte di nozze Cecilia la trascorse nella sua vecchia casa. A sera, mentre i genitori dormivano, Cecilia sedeva in cucina ancora agitata per gli avvenimenti degli ultimi giorni. All’improvviso un colpo alla finestra, un’ombra si stagliò minacciosa contro i vetri. Cecilia riconobbe il volto dell’uomo e, seppur spaventata, si avvicinò alla finestra.
Polidoro era lì, avvolto dalla tenebre. La pregava di lasciare la sua casa, la sua vita, di scappare con lui. La ferita si era riaperta ma Polidoro, sanguinante, giurava che anche da morto avrebbe percorso la strada che lo separava dalla sua salvatrice, la bellissima donna che gli aveva cambiato la vita. Lui era ricco, la rassicurava, insieme sarebbero stati felici.
Cecilia era esterrefatta, quell’uomo era pazzo, come poteva dire cose del genere? Lo respinse e gridò aiuto.
In Polidoro allora si riaccese l’odio e lanciò la sua minaccia: se lui non poteva averla allora anche lei sarebbe rimasta senza marito, poi scappò.
Cecilia corse dalle guardie, spiegò loro la vicenda e chiese protezione. Era assai turbata ma tutti cercavano di consolarla. Perfino Francesco, il suo sposo, la rassicurava.
Otto giorni dopo giunse il momento di entrare nella nuova casa. Un corteo accompagnava Cecilia alla dimora di Colle di Mirasole, pronti ad entrare nel cortile e festeggiare ancora una volta. Appena varcata la soglia urla di gioia si levarono dagli invitati e i festeggiamenti ripresero ancora una volta.
Ma quella gioia non durò a lungo. Botti, grida, colpi d’ogni genere interruppero la festa.
Polidoro era venuto a saldare i suoi conti.
Cecilia intimò a Francesco di scappare ma nella confusione si persero di vista. Cecilia fu portata al riparo.
Quando la quiete ritornò Cecilia si precipitò in giardino a cercare il suo amato. Gridò il suo nome, lo cercò tra i volti dei caduti sparsi sul terreno. Di Francesco nessuna traccia.
Disperata Cecilia setacciò ogni centimetro della zona, alla fine scomparve anche lei.
La ritrovarono mesi dopo la povera Cecilia, irriconoscibile e fuori di senno. La perdita del marito l’aveva portata alla pazzia. Cecilia era convinta di riuscire a trovarlo, vagava guardando dietro ad ogni porta, chiedendo ai passanti, frugando tra i cespugli. Prese dimora in riva al lago e proprio lì, gli abitanti della zona le costruirono una casetta.
Pian piano altre dimore si aggiunsero, altri uomini vennero ad abitarvi e così, fondato sulla storia di un amor perduto, nacque il villaggio di Reno.
in Cantastorie
Gen04
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