Cannobio è una bellissima cittadina che sorge sulle rive del Lago Maggiore. In molti vantano le acque cristalline, i paesaggi maestosi e le verdi montagne che la circondano, ma sono in pochi a rendersi conto dello splendore del cielo che la sovrasta. Sì, proprio il cielo.
Sembrerà strano ma a Cannobio il cielo è un po’ più azzurro, più splendente, infonde dolcezza. È lo stesso cielo che ha seguito le vicende di due giovani innamorati.
Moltissimi anni fa abitavano a Cannobio, in valle proprio sotto le maestose guglie dell’odierna Val Grande, due giovani. Il ragazzo era un alpino e la sua sposa una pastorella. Un giorno l’alpino fu chiamato a combattere sulle Dolomiti e, a malincuore, lasciò la sua sposina da sola.
La giovane fanciulla trascorreva i suoi giorni triste ma allo stesso tempo piena di speranza. Si affacciava oltre la sua baita e ogni sera pregava per il ritorno del suo amato. Quando la tristezza diveniva insostenibile ripensava ai dolci giorni passati insieme, alle risate, ai baci e ritrovava istantaneamente la forza per resistere alla solitudine.
L’inverno sopraggiunse e la preoccupazione della giovane per il suo caro maritino aumentò.
Ad inverno inoltrato l’alpino fece ritorno. La giovane vedendolo arrivare sorrise e urlò dalla gioia. L’uomo, tuttavia, si accasciò ai suoi piedi. Era ferito e sanguinante. La ragazza si affrettò a portarlo in casa e fece di tutto per medicarlo.
Ogni giorno lo curava. Preparava per lui ogni sorta di manicaretto, si assicurava avesse sempre dell’acqua fresca da bere. Raccoglieva bacche e piante, preparava unguenti. La ferita però non accennava a migliorare. Una brutta febbre colpì il giovane che a stento riusciva a parlare.
La giovane sposa era disperata, bussò ad ogni porta in cerca d’aiuto ma nessuno seppe far nulla.
Un giorno, finalmente, una vecchietta le suggerì una soluzione: andare in cima al monte Zeda, strappare un lembo di cielo azzurro e portarlo alla Madonna del poggio. La Madonna piangeva perché non riusciva a proteggere dal gelo il suo bambinello, sicuramente per un atto di tanta gentilezza e coraggio avrebbe concesso la grazia al suo amato.
La giovane non se lo fece ripetere due volte e iniziò a scalare la montagna. Il marito debolmente cercò di dissuaderla, la pioggia fuori batteva forte nel tentativo di fermarla.
L’amore della donna però era così forte e grande che nulla riuscì ad ostacolarla. Arrivò in cima alla montagna, solo grigi nuvoloni la circondavano, il suo cuore era disperato. D’un tratto uno squarcio di cielo azzurro fece breccia tra le nuvole, la giovane tese una mano per strappare quel lembo di cielo azzurro che avrebbe assicurato la salvezza al suo sposo. Al primo tentativo le sue dita afferrarono null’altro che aria e dunque riprovò. Una folata di vento arrivò e la portò via. Cadde la giovane fanciulla, tentò di afferrare qualcosa ma il vuoto la inghiottì.
Quella notte l’alpino, quasi percependo la morte della sua amata, si lasciò andare.
Adesso le loro due stelle brillano nel cielo sopra Cannobio, godendo di quello azzurro che avrebbe potuto salvarli ma che li ha resi comunque vicini.
in Cantastorie
Dic09
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