Molti anni fa a Sasso Carmine, sulla strada che da Cannero porta a Cannobio, viveva una piccola comunità di pescatori. La vita che conducevano era modesta e tranquilla. Le ore erano scandite dal lavoro ma non si avvertiva mai la fatica.
La comunità viveva in armonia, gioendo di quell’angolo di paradiso accanto al lago che erano riusciti a preservare. Era davvero un luogo divino: poche casette, un ponticello di legno che attraversava il torrente, una chiesa con antichi affreschi e un’osteria, non si poteva chiedere di più.
Nacque proprio lì una fanciulla di nome Rosella, chiamata così perché la sua bellezza semplice era esaltata da una bella bocca a forma di rosa, da cui traeva anche lo stesso colore vermiglio. Il bel viso poi si completava con luminosi occhi viola su cui cadevano i morbidi capelli dorati.
Rosella amava la vita semplice di Sasso Carmine e amava passeggiare per quel luogo che chiamava casa, ne conosceva tutti i sentieri, tutti gli angolini nascosti e si divertiva ogni giorno a memorizzarne ogni dettaglio. Fu proprio durante una delle sue passeggiate che incontrò lui: l’uomo che avrebbe per sempre amato. Il giovane sedeva su una roccia, una tela davanti a lui e una tavolozza di colori poggiata sul polso, dipingeva le meraviglie del lago che aveva davanti. Il giovane avvertì la presenza e la curiosità della fanciulla dietro di sé, e con voce sicura le spiegò che la luce, in quel piccolo angolo di mondo, era sempre diversa e lui non poteva far altro che tentare di cogliere quei bagliori magici.
Rosella con un sorriso si avvicinò, sedette accanto a lui. Presto i due giovani iniziarono a chiacchierare, lui continuava a dipingere, lei lo osservava con ammirazione. L’intesa nacque dopo poco ed entrambi scoprirono il desiderio di vedersi ancora.
Durante la breve vacanza di lui a Cannobio, si videro tutti i giorni. Insieme passeggiavano, chiacchieravano, e si scoprivano. Lei amava il suo modo di vedere il mondo, ed era stupita da come i paesaggi che le erano familiari sin dall’infanzia, si vestivano di nuovi colori e di nuovi particolari grazie a lui. Lui amava la bellezza di Rosella, la sua curiosità e la dolcezza.
Il giovane dipinse, e scrisse per lei molte poesie, poesie dal tono triste che forse preannunciavano il suo imminente ritorno a casa.
Le vacanze terminarono e giunse il momento in cui il giovane dovette tornare sull’altra sponda del lago. Prima di andarsene regalò a Rosella un ritratto, la fanciulla era stata raffigurata con quell’aria sognante di cui lui si era innamorato. Le promise che si sarebbero rivisti e, con il cuore pesante, partì.
Il giovanotto tornò alla vita di sempre, era figlio di una nobile famiglia e gli impegni lo tenevano sempre lontano da Rosella.
Rosella intanto sperava, guardava l’altra sponda del lago e pensava al suo amato. Gli anni passavano e di lui non si vedeva traccia. Rosella tornava nei posti in cui erano stati insieme, sperando che il ricordo si trasformasse in presenza. Portava sempre con sé il ritratto ma ormai la fanciulla raffigurata non le somigliava più. Con il tempo perse la speranza, e insieme alla speranza svanì anche la felicità.
Il giovanotto, costretto dalla famiglia, aveva dovuto sposare una donna di alto lignaggio, benché ne avesse avuto la possibilità decise di non tornare a Sasso Carmine, aveva paura di incontrare Rosella, e di soffrire troppo per lei e per tutto ciò che non avevano avuto.
Venne il tempo in cui anche Rosella fu obbligata dai genitori a sposare un giovane contadino.
Il contadino appena vide la futura sposa se ne innamorò, e subito nacque in lui la determinazione di far sì che Rosella contraccambiasse il suo amore. La copriva di regali, ogni giorno le portava un mazzolino di fiori profumati. Fiori dorati come i suoi capelli, viola come i suoi occhi, rossi come la sua bocca. La stringeva a sé, cercando di rubarle qualche bacio, la portava a fare lunghe passeggiate e gite in barca, ma sul viso di Rosella non compariva mai un sorriso, anzi, i suoi occhi si oscuravano e in fretta si ritraeva.
La delusione di lui non tardò a trasformarsi in rabbia.
Una sera, lui la portò alla chiesa di Sasso Carmine, nello spiazzo retrostante cercò ancora una volta di baciarla e il dirupo che da lì si apriva se la portò via.
Non si seppe mai se fu lei a sfuggirgli e a scivolare o se il giovane contadino, in un moto di rabbia, la butto giù, si sa solo che lui impazzì e ricoverato in ospedale morì pronunciando il nome della sua amata.
Molti e molti anni passarono da quell’episodio ed ecco che un giorno, un signore distinto giunge sulle sponde del lago con una piccola barchetta. In mano regge un mazzo di fiori, si reca alla chiesetta e li lascia sull’altare. La stessa scena si ripete per giorni finché una notte, ad attendere all’altare c’è lei, Rosella in abito bianco che sorride al mai dimenticato amore. Gli corre incontro e lui finalmente se la porta via, sulla stessa barchetta con la quale era arrivato. Al chiaro di luna e finalmente felici i due amanti si imbarcarono insieme verso l’eternità.
in Cantastorie
Lug17
0