Da sempre, sulla scia di Venezia, patria di questa festa, di Milano e della vicina Svizzera, lo stesso comune di Varese festeggia il periodo carnevalesco con eventi vari che hanno raggiunto il periodo di massimo splendore durante la signoria di Francesco d’Este (1753 – 1780). Da scritti storici si apprende che nel Carnevalone di fine Ottocento si introdusse l’uso della maschera patriottica detta “Bosin”.
Ma chi era questo Bosin?
Il sabato grasso era solito giungere con il treno delle due a Varese, dove lo attendeva una grande folla, il Re Bosino. Dalla stazione, dove era ricevuto in pompa magna, veniva accompagnato alla sede del Municipio. Una volta arrivato in Piazza del Podestà teneva il suo discorso al popolo bosino, appellativo con cui venivano da sempre chiamati i varesini.
Dopo anni di assenza, il Re Bosino venne riportato in vita nel Carnevale del 1993 e l’anno successivo fu istituita la cerimonia della “consegna della chiave della città” da parte del sindaco al Re, a significare che durante la settimana che precedeva il sabato grasso avrebbe delegato a lui i propri poteri.
Accanto al Re venne posta, dal 1956, un’ulteriore maschera autoctona, appositamente creata mediante Concorso Pubblico indetto nello stesso anno dal Consiglio.
Il 30 novembre 1956 la Famiglia Bosina, memoria storica della città, custode del dialetto e delle tradizioni locali, espresse la propria scelta di fronte i sette bozzetti pervenuti e il Regiù “dichiarò definitivamente varata la Maschera Bosina sul bozzetto “Pin Girometta” creato e presentato dal prof. Giuseppe Talamoni”, come riportato nei verbali delle riunioni del Consiglio della Famiglia.
Il Pin Girometta pare rappresentare un personaggio storico. Il prof. Talamoni sembra essersi, infatti, ispirato a fatti di cronaca locale per creare un personaggio di fantasia, dai tratti leggendari. Lo stesso Talamoni scrisse: “… era un uomo che non stava mai fermo e lo si vedeva in tutte le zone del varesotto dove ferveva l’allegria, portando la sua spontanea nota popolaresca con l’improvvisare versi di occasione in dialetto bosino e smerciando le giromette…”.
Insieme a queste piccole figure gastronomiche vendute ai pellegrini sul Sacro Monte della città, Pin era solito commerciare anche altri oggetti di uso comune difficili da reperire nei borghi: spilli, bottoni, aghi, cosa che lo rendeva molto desiderato dalle massaie.
Pin Girometta, nato dalla matita di Talamoni, rappresenta ancora oggi una figura tradizionale della terra varesina entrata a pieno diritto nell’elenco delle maschere italiane. A lui, addirittura, vengono attribuite alcune ricche e vivaci espressioni del luogo.
A proposito di “Giromette” … pochi e semplici ingredienti in ricordo di un pellegrinaggio sul Sacro Monte di Varese.
La “girometta”, souvenir di farina, acqua e penna colorata di gallina che i pellegrini acquistavano per poche monete sulla Via del Rosario, compie approssimativamente 216 anni.
Le sue origini risalgono ad inizio Ottocento, quando il territorio passò dal dominio francese a quello austriaco. Fu in quel periodo storico che uno spiritoso pasticcere inventò, con del pane azzimo, una strana figura dalle fattezze di un soldato francese.
Sembra che il nome derivi dalla storpiatura di “girolamit”, ad indicare il condottiero francese sconfitto, Girolamo Bonaparte, in “giromitt”.
Alla “girometta” vennero, in seguito, applicati pezzi di carta colorata e piccole pietre per definire occhi e bocca delle figure ricreate con l’impasto di acqua e farina. La più richiesta e, al contempo, la più ricercata quella della Madonna Nera, adorata ancora oggi nel Santuario del Sacro Monte.
Le “giromette”, una volta acquistate, venivano benedette e portate a casa dai pellegrini come simbolo religioso e devozionale.
La tradizione è ormai andata persa, ma la memoria della “girometta” è ancora nitida nei racconti di alcuni varesini “adulti”, nella strumentazione e nelle parole di “Ra canzoun d’Girometta” che il Gruppo Folkloristico Bosino ha nel suo repertorio musicale. Sono gli stessi componenti a preparare le “giromette” da far suonare, secondo le indicazioni tramandate da Ermolli Vittorina, a lungo “giromettara” del Sacro Monte.
L’alto e antico valore riconosciuto alla “girometta” l’ha trasformata in simbolo di onorificenza che la Famiglia Bosina, da oltre cinquant’anni memoria storica di Varese, consegna, ogni seconda domenica di maggio durante il Palio, a cittadini benemeriti.
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