Esistono tante leggende su gnomi, streghe e spiriti che, da sempre, preferiscono il verde dei boschi alle grande città di cemento. Ed infatti, proprio in quel grande territorio del Lago Maggiore, sulle sponde di uno dei suoi affluenti, il Margorabbia, spesso si possono incontrare gnometti dispettosi che non risparmiano tiri mancini ai poveri viandanti.
In quel tempo in cui le auto erano ancora sconosciute sulle rive del fiume, quando gli abitanti di Luino e Mesenzana attraversavano i ponti che collegavano i vari paeselli, eccoli lì, gli gnomi, pronti ad infastidire, far sparire oggetti e, perché no, anche a trasformarsi in essere assai spregevoli. Per proteggersi da queste creature malefiche, quindi, i poveri viandanti erano costretti ad indossare degli scapolari con l’immagine dell’Agnus Dei. In questo modo, protetti dall’agnello di Dio, gli gnomi si allontanavano subito, di gran carriera.
Dove spesso ci sono gnomi e creature magiche, non mancano di certo le streghe. Lo sanno bene gli abitanti di Ferrera che, sempre sulle sponde del Margorabbia, dovevano attraversare il “pont di strii”. Questo “ponte delle streghe” era infestato da tempo immemore e quelle brutte e cattive donnacce si divertivano a bastonare i poveri passanti, spesso così spaventati da non addentrarsi mai di sera per quelle vie. Accompagnate dai gatti, le streghe di Ferrera abitavano in quella zona in cui c’erano i mulini per cui, anche dopo una lunga giornata di lavoro, i contadini dovevano fare i conti con le burle, a volte anche fin troppo cattive, di queste creature malefiche.
A completare lo scenario incantato del lato est del Lago Maggiore ecco gli spiriti malvagi che abitavano tra i mulini in cui venivano lavorati i cereali. Il grande fragore delle macine, infatti, nascondeva l’assordante rumore di queste creature malefiche, in grado di catturare l’attenzione degli umani con brutti scherzi, assai pericolosi. Si racconta che una sera, dopo il lavoro, un mugnaio stava tornando a casa costeggiando il Margorabbia. Ad un tratto udì degli spari e, spaventatosi, accelerò il passo. Nessuno era sulla sua strada, eppure il mugnaio non era tranquillo. Ad un tratto vide comparire dinnanzi a lui due candelabri d’argento e, quasi eccitato da tale ritrovamento, li raccolse in un battibaleno.
Passando davanti ad un cimitero, però, accadde l’incredibile. I due candelabri divennero braccia mozze, che tiravano pugni e schiaffi al povero mugnaio. Senza lasciarsi prendere dal panico, l’uomo iniziò a recitare una preghiera e, come per magia, le due braccia si ritrasformarono in candelabri. Il povero mugnaio, preoccupato da tale situazione, decise dunque di portare subito i due candelabri nella chiesa di Cunardo. Ancora oggi i due candelabri sono posti sull’altare della chiesa, ben in vista per tutti i visitatori che vogliono addentrarsi in quelle leggende e quelle fiabe che rendono così unico il territorio del Lago Maggiore.
in Cantastorie
Dic06
0